Archivio per Lavoro

Le origini anarchiche del Primo Maggio

Posted in Politica with tags , , , , on aprile 30, 2009 by Maria Rubini

Oggi e’ semplicemente una festa come le altre. Non molta gente sa perchè il primo maggio e’ diventato il giorno internazionale dei lavoratori e perche’ noi dovremmo celebrarlo. Un pezzo in piu’ della nostra storia che ci e’ stato nascosto.

Tutto e’ cominciato piu’ di un secolo fa quando la Federazione Americana del Lavoro ha adottato una risoluzione storica che asseriva: ” otto ore costituiranno la durata legale della giornata di lavoro dal 1 maggio 1886 “.

Nei mesi precedenti a questa data migliaia di operai avevano combattuto per la giornata piu’ corta. Esperti e non qualificato, neri e bianchi, uomini e donne, nativi ed immigrati, tutti erano stati coinvolti nella causa.


CHICAGO

Nella sola Chicago in 400.000 erano in sciopero. Un giornale di quella città’ riportava che «nessun fumo usciva dagli alti camini delle fabbriche e dei laminatoi, e le cose avevano assunto l’apparenza di un giorno di festa».

Questo era il centro principale delle agitazioni, e qui gli anarchici erano all’avanguardia del movimento dei lavoratori. E’ anche merito dei loro attivisti se Chicago e’ diventato un centro sindacale d’eccezione ed ha dato il piu’ grande contributo al movimento per le otto ore.

Quando il primo maggio del 1886 gli scioperi per le otto ore paralizzarono la città’, una meta’ della manodopera della ditta McCormick usci’dalla fabbrica.

Due giorni dopo parteciparono ad una assemblea di massa seimila lavoratori del legno, anch’essi in sciopero.

I lavoratori stavano ascoltando un discorso dell’anarchico August Spies a cui era stato chiesto di organizzare la riunione dal’Unione Centrale del Lavoro. Mentre Spies stava parlando, invitando i lavoratori a rimanere uniti e a non cedere ai capi, i crumiri stavano cominciando a lasciare la McCormick.

Gli operai, aiutati dai lavoratori del legname, marciarono lungo la strada e spinsero i crumiri nuovamente dentro la fabbrica.

All’improvviso giunsero 200 poliziotti e senza alcun preavviso attaccarono la folla con manganelli e revolver. Uccisero uno scioperante, ne ferirono un numero indeterminato di cui cinque / sei seriamente.

Oltraggiato dai brutali assalti di cui era stato testimone, Spies ando’ agli uffici dell’Arbeiter Zeitung (un quotidiano anarchico per gli operai immigrati tedeschi) e li’ compose una circolare invitante i lavoratori di Chicago a partecipare ad un meeting di protesta per la notte seguente.

Il meeting di protesta ebbe luogo in Haymarket Square e fu tenuto da Spies e da altri due attivisti anarchici del movimento sindacale, Albert Parsons e Samuel Fielden.


L’ATTACCO DELLA POLIZIA

Durante i discorsi la folla rimase tranquilla.

Il sindaco Carter Harrison, che era presente dall’inizio della riunione, non aveva ravvisato nulla che richiedesse l’intervento della polizia.

Avviso’ di questo il capitano della polizia John Bonfield e suggeri’ che il grosso delle forze di polizia che attendevano alla Station House fossero mandate a casa.

Erano quasi le dieci di sera quando Fielden stava per dichiarare chiusa la riunione.

Stava piovendo molto forte e solo duecento persone circa erano rimaste nella piazza.

Improvvisamente una colonna di polizia di 180 uomini guidata da Bonfield entro’ nella piazza ed ordino’ alla gente di disperdersi immediatamente. Fielden protesto’: «Siamo pacifici».


LA BOMBA

In quel momento una bomba venne gettata fra le file della polizia.

Una persona fu uccisa, 70 rimasero ferite di cui sei in maniera grave.

La polizia apri’ il fuoco sulla folla.

Quante persone siano state ferite o uccise dalle pallottole della polizia non e’ mai stato accertato esattamente.


CHICAGO NEL TERRORE

La stampa e i governanti chiedevano vendetta, insistendo che «la bomba era un lavoro di socialisti e anarchici».

Furono perquisiti luoghi di riunione, uffici del sindacato, stamperie e case private.

Tutti coloro che erano conosciuti come socialisti ed anarchici vennero portati dentro.

Anche molte persone ignare del significato di socialismo e anarchismo vennero arrestate e torturate.

«Prima le perquisizioni, poi il rispetto dei diritti di legge»: questa fu l’asserzione pubblica di Julius Grinnell, il procuratore di Stato.


IL PROCESSO

Otto uomini furono processati con l’accusa di essere assassini.

Questi erano: Spies, Fielden, Parsons e cinque altri anarchici coinvolti nel movimento dei lavoratori: Adolph Fischer, George Engel, Michael Schwab, Louis Lingg, Oscar Neebe.

Il processo inizio’ il 21 giugno 1886 nella Corte di Cooke County.

I candidati della giuria non furono scelti nel modo usuale, cioe’ ad estrazione. In questo caso il procuratore Grinnell nomino’ un apposito funzionario per selezionare i candidati.

Alla difesa non fu consentito di presentare le prove che questo funzionario speciale aveva pubblicamente dichiarato: «sto gestendo questo caso e so di cosa parlo. Questi imputati stanno sicuramente andando alla forca».


LA GIURIA

La composizione finale della giuria era chiaramente di parte, essendo essa costituita da uomini d’affari, loro impiegati ed un parente di uno dei poliziotti morti.

Nessuna prova venne presentata dallo Stato che uno qualunque degli otto uomini davanti alla corte avesse tirato la bomba, e che fosse in qualche modo connesso col suo lancio o avesse persino approvato tali atti.

In effetti, solo tre degli otto uomini erano stati in Haymarket Square quella sera.

Nessuna prova venne offerta che uno qualunque degli oratori avesse incitato alla violenza.

Persino il sindaco Harrison nel suo intervento al processo descrisse i discorsi come «addomesticanti».

Nessuna prova venne offerta che qualunque violenza fosse prevista. In effetti, Parsons aveva portato i suoi due figli piccoli al comizio.


SENTENZA

Che gli otto fossero a processo per il loro credo anarchico e per le loro attivita’ nel sindacato fu chiaro fin dall’inizio. Il processo si concluse cosi’ com’era cominciato, com’e’ testimoniato dalle parole finali del discorso alla giuria di Grinnell:

«La legge e’ sotto processo. L’anarchia e’ sotto processo. Questi uomini sono stati scelti, selezionati dal Gran Giuri’ e indicati perche’ essi erano capi. Non sono piu’ colpevoli delle migliaia che li hanno seguiti. Signori della giuria, condannate questi uomini, fate di loro degli esempi, impiccateli e salvate le nostre istituzioni, la nostra societa’.».

Il 19 agosto sette degli imputati furono condannati a morte

e Neebe a 15 anni di prigione. Dopo una massiccia campagna internazionale per la loro liberazione, lo Stato commuto’ le sentenze di Schwabb e Fielden nella prigione a vita. Lingg truffo’ il boia suicidandosi nella sua cella il giorno prima dell’esecuzione. L’11 di novembre 1887 Parsons, Engel, Spies e Fischer furono impiccati.


PERDONO

Seicentomila lavoratori parteciparono al loro funerale. La campagna per liberare Neebe, Schwabb e Fielden continuo’. Il 26 giugno 1893 il governatore Altgeld li libero’. Egli chiari’ che non stava concedendo il perdono perche’ pensava che gli uomini avessero sofferto abbastanza, ma perche’ essi erano innocenti del crimine per il quale erano stati processati. Essi e gli uomini impiccati erano stati vittime di «isteria, giurie impacchettate e un giudice di parte».

Le autorita’ ai tempi del processo credettero che questa persecuzione interrompesse il movimento per le otto ore, invece in seguito emerse che la bomba poteva essere stata tirata da un agente di polizia che lavorava per il capitano Bonfield. Una cospirazione che coinvolgeva alcuni capi per screditare il movimento dei lavoratori.

Quando Spies parlo’ alla corte dopo essere stato condannato a morte, egli affermo’ di credere che questa cospirazione non avrebbe avuto successo. «Se pensate che impiccandoci potete fermare il movimento dei lavoratori, il movimento da cui milioni e milioni di persone che lavorano nella miseria vogliono e si attendono salvezza, allora impiccateci! Qui voi spegnete una scintilla, ma dovunque intorno a voi le fiamme divampano. E’ un fuoco sotterraneo: non potete spegnerlo.».

E questo, il primo maggio, rappresentò per molti decenni successivi: una scadenza annuale comune a tutto il movimento dei lavoratori, in ogni parte del mondo.


UNA GIORNATA DI LOTTA E DI MEMORIA STORICA

E molto spesso, fu proprio da questa giornata che la mobilitazione di massa dei lavoratori segnò momenti storici particolari, durante le due guerre mondiali, durante la resistenza e l’antifascismo.

Oggi parlarne ha un senso non solo per conservarne la memoria storica, ma per il contenuto, il significato che essa rappresenta in termini di coscienza di classe e di lotta degli sfruttati dove, in tema di orario di lavoro, diritti, salari, emancipazione, cambiamento della società liberista imperante, c’è molto da fare, non solo per riconquistare diritti e dignità rubati, ma per gettare sullo scenario dello scontro di classe in atto, gestito solo dal padronato attualmente, la forza e l’utopia delle masse lavoratrici.

Alan MacSimoin, (originariamente pubblicato su “Workers Solidarity”, 19, e dal sito web del Centro Studi Libertari Jesi. The anarchist origins of May Day )

Il manifesto è del 1° Maggio 1945

La crisi non la debbono pagare le lavoratrici e i lavoratori, crisi figlia della speculazione e dello sfruttamento

Posted in Politica with tags , , , , on marzo 17, 2009 by Maria Rubini

Ricevo da Antonello Tiddia e pubblico volentieri

Grandissima manifestazione venerdi 13 a Carbonia, 20 mila in piazza, hanno sfilato per le vie della città mineraria.Un lungo corteo che non si vedeva da anni nel Sulcis , con tutte le attività ferme per 24 ore.Lo sciopero è stato indetto per la difesa dell’intera economia del Sulcis-Iglesiente e per il rilancio per una nuova politica economica.In un territorio dove il tasso di disoccupazione sfiora il 25% della popolazione e ha ripreso un forte flusso migratorio.Le fabbriche sono in crisi e lo scenario che si presenta nel polo industriale di Portovesme è drammatico:

. L’Otefal, che produceva laminati in alluminio,è chiusa e i 400 operai ( 250 diretti e 150 delle imprese di appalto) sono senza stipendio da tre mesi e senza cassa integrazione;

. Eurallumina si prepara a mandare in cassa integrazione 700 lavoratori;

. Alcoa annuncia una riduzione di organico di oltre 100 unità;

. La Portovesme S.R.L. da questa mattina avrà altre 450 persone in CIG;

. Rockwool ha bloccato la produzione di lana di roccia e si libera, forse per 10 giorni, di 90 unità lavorative su un organico di 130.

Occorre evitare un crac industriale e la disperazione di migliaia di famiglie.Le imprese anziché imparare dagli errori e orrori di un sistema iniquo quale è il capitalismo,tornano ai vecchi sistemi scaricando sui lavoratori i costi della loro inefficienza.Credo occorra nel Sulcis incrementare la mobilitazione e la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori e di tutta la popolazione,perché sono convinto che la lotta paga sempre.

Antonello Tiddia

RSU Carbosulcis

Rete 28 aprile CGIL

Il Pd rinnova la teoria degli opposti estremismi che sovente i democristiani hanno usato contro i comunisti

Posted in Politica, Rifondazione with tags , , , , , on marzo 17, 2009 by Maria Rubini

Vedo che Franceschini rinnova la teoria degli opposti estremismi che sovente i democristiani hanno utilizzato contro i comunisti nel nostro paese.

Le strumentalizzazioni hanno però le gambe corte. Per questo invito Franceschini e il Pd a depositare in parlamento le proposte da sempre avanzate da Rifondazione comunista in merito alla redistribuzione del reddito. Potranno così rendersi conto di persona della coincidenza di posizioni tra il Prc e Berlusconi.

Rifondazione ha sempre proposto e ripropone:

1) aumento strutturale (e non una tantum) delle aliquote per i redditi sopra i 70.000 euro

2) aumento della tassazione delle rendite finanziarie, utilizzando il provvedimento approvato dal governo Prodi nella scorsa legislatura e bloccato in parlamento dal capogruppo del Pd

3) introduzione della tassa di successione per i patrimoni al di sopra dei 500.000 euro;

4) introduzione di una tassa patrimoniale per i patrimoni al di sopra dei 500.000 euro.

Attraverso queste soluzioni sarebbe possibile reperire le risorse utili a una operazione di vera redistribuzione del reddito verso i poveri, i lavoratori, i pensionati. Come Franceschini dovrebbe sapere, infatti, la crisi non è un fatto naturale, non è il frutto di un temporale: la crisi è il prodotto di una profonda ingiustizia sociale, che ha visto in questi ultimi anni aumentare profitti e rendite finanziare mentre si sono ridotti salari e pensioni.

Per uscire dalla crisi è quindi necessaria una seria redistribuzione del reddito. Che per farlo il Pd non voglia litigare con Confindustria e con i banchieri è cosa nota: quindi capisco che non voglia porre sul serio il tema della redistribuzione del reddito, così come non sostiene la Cgil nella difesa del contratto nazionale di lavoro.

Proprio questo è però il problema: dalla crisi se ne può uscire solo facendo pagare il prezzo ai ricchi, agli industriali, ai banchieri. Fuori da questa prospettiva esiste l’elemosina che, com’è noto, è sempre meglio di un calcione, ma non risolve il problema. Paolo Ferrero

Il programma della Sinistra Europea

Posted in Politica, Rifondazione with tags , , , , , , , on marzo 9, 2009 by Maria Rubini

«Stiamo lavorando per un accordo di tutta la sinistra radicale e comunista, per una lista unitaria tra Rifondazione, il Pdci, Sinistra critica e gli altri movimenti. Non si può fare invece una lista così slavata da non sapere dove andrà in Europa o da non avere contenuti chiari. Ad esempio i socialisti in questi anni hanno detto cose diverse dalle nostre». Prima di entrare al teatro Carcano di Milano, che ospitava l’iniziativa di Rifondazione per presentare il programma della Sinistra europea, Paolo Ferrero invia un messaggio – via agenzie – all’assemblea di Firenze. Poi, dal palco, spiegherà meglio, dirà che va bene una lista unitaria delle sinistre alle europee ma che vada nel Gue, il gruppo unitario della sinistra alternativa, «non col compagno Craxi, e che realizzò quell’unità con la rinuncia ai simboli del movimento operaio. Non basta dirsi di sinistra in Italia e poi votare la Bolkestein a Strasburgo». Continua a leggere

Caro Ferrero a chi dobbiamo dar ragione?

Posted in Politica, Rifondazione with tags , , , , on marzo 8, 2009 by Maria Rubini

Caro Ferrero, sono un lettore saltuario del giornale del suo partito, ma ho capito che la vostra idea della crisi è molto precisa: si tratta di una crisi molto grave che non potrà far altro che peggiorare. Berlusconi invece tende a minimizzare. A chi dobbiamo dar ragione? L’esperienza quotidiana ci dice che la situazione è davvero seria e che non si vedono, al momento, dei veri spiragli di uscita. Come è possibile che un capo di governo nasconda a se stesso, e soprattutto agli altri la realtà? Avete torto voi, sbagliano i cittadini ed i lavoratori che si basano sulle loro esperienze, o siamo di nuovo di fronte ad un tentativo di truccare le carte? Cordialmente.
Luigi Rutigliano Milano

Caro Rutigliano, io penso che le recenti dichiarazioni di Berlusconi, a cui lei fa riferimento, siano un misto di irresponsabilità e di furberia, perché da un lato il Presidente del consiglio tende a negare l’evidenza e dall’altro cerca di indurre gli italiani a spendere i loro risparmi per far ripartire l’economia. Ossia chiede a ciascuno di noi – dopo anni in cui i redditi da lavoro sono continuamente diminuiti – di avere quella “fiducia” che le banche (che non prestano più soldi) e le imprese (che non investono più) invece non hanno. Un altro modo (oltre alla precarizzazione, alla riforma dei contratti, all’intervento sulle pensioni) per far pagare la crisi a chi non ne porta nessuna responsabilità. Un’altra “furbata” che però non conduce da nessuna parte, perché la consistenza del risparmio privato italiano, dopo anni di compressione dei salari e delle pensioni, non è certo in grado di far fronte ad una crisi di queste dimensioni.
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8 marzo: niente da festeggiare molto per cui lottare

Posted in Politica, Quelle che scassano with tags , , , , , , , , , on marzo 5, 2009 by Maria Rubini

Il capitalismo è ormai da tempo in una crisi strutturale che investe tutte le sfere: dell’economia, della politica e dei rapporti sociali. Gli attacchi durissimi, accentuati dalla presenza della crisi, alle conquiste sociali ed economiche delle/dei lavoratrici/lavoratori stanno avendo conseguenze pesantissime su tutti ma soprattutto sulle donne.

Proprio in questa fase di crisi, emerge in maniera sempre più evidente una vera e propria femminilizzazione della povertà: le donne sono i primi soggetti che vengono espulsi dalla produzione, sono quelle che, essendo impiegate principalmente in lavori precari, ancora meno degli altri lavoratori riescono a godere dei cosiddetti ammortizzatori sociali il che le colloca in una posizione di subalternità nei confronti dell’uomo e dello Stato. Continua a leggere

Manifestazione Nazionale dei Pensionati Cgil

Posted in Politica, Rifondazione with tags , , , , , , , , on marzo 5, 2009 by Maria Rubini

La Cgil ha indetto per oggi a Roma una manifestazione dei pensionati per chiedere al Governo l’adeguamento delle pensioni all’inflazione. E saranno in piazza almeno 20mila pensionati per chiedere anche l’estensione della quattordicesima e una legge per i non autosufficienti, l’incremento dei servizi sanitari e di assistenza. Il segretario della Spi-Cgil Carla Cantone ha sottolineato che alla manifestazione ha aderito ‘tutta l’opposizione’, sia quella che e’ in Parlamento, sia quella che e’ fuori dal Parlamento.

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Saremo al fianco delle lotte della CGIL a partire dal 13

Posted in Politica, Rifondazione with tags , , , , on febbraio 12, 2009 by Maria Rubini

>>PERCHE’ NO ALL’ACCORDO SEPARATO<<

Il segretario della Cgil Epifani ha ragione: il malessere nelle fabbriche e tra i lavoratori è tanto e “può anche esplodere” ed è davvero “ora di finirla con la polizia che carica gli operai che occupano le fabbriche”. Come a Epifani, non mi è piaciuto affatto quello che è accaduto nella fabbrica di Pomigliano”, come pure quanto è successo a Milano.
Il governo ha sottovalutato la crisi in modo altrettanto drammatico alle sue proporzioni. Servono immediati interventi a sostegno del reddito da lavoro e
da pensione (almeno 10 miliardi di euro) e l’estensione degli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori, compresi quelli delle piccole e piccolissime imprese che non ne godono affatto.

A partire dallo sciopero di Fiom e Fp Cgil e di molte altre importanti categorie del 13 febbraio e lungo tutte le future mobilitazioni della Cgil come del sindacalismo di base, saremo a fianco dei lavoratori, dei precari e dei pensionati che reclamano interventi a sostegno dell’occupazione e del reddito, contro interventi solo a favore della grande finanza e della grande industria.

Paolo Ferrero

Qualcuno in questo Paese dimostra di avere ancora coraggio e dignità. Doti più uniche che rare oramai

Posted in Politica, Rifondazione with tags , , , , , on gennaio 23, 2009 by Maria Rubini

“E’ incredibile che un governo non riesce a dare risposte sugli ammortizzatori, non fa sostegno fiscale a consumi e imprese, non ha uno straccio di idea di politica industriale, perche’ non bastano gli ammortizzatori se non hai un piano su come fare per l’auto, il mezzogiorno e la chimica”.  Guglielmo Epifani

Il paese, afferma Epifani, ‘ha bisogno di unita’ ma non si puo’ chiedere coraggio e chi lo ha sempre avuto e ha pagato.

In questo paese si abbisogna che il governo faccia in fretta sulle risorse e per le tutele legate ad ammortizzatori sociali, perche’ piu’ passa il tempo piu’ i precari perdono lavoro e restano senza sostegno e se anche il governo non mette le risorse aggiuntive non si esce da problema.

Testo dell’accordo separato sul rinnovo degli assetti contrattuali

L’accordo separato sulla contrattazione dirotta ancor più i costi della crisi verso i lavoratori e le loro famiglie, indebolendoli ulteriormente rispetto alle imprese.

La firma dell’accordo quadro avvenuta in serata a palazzo Chigi senza la Cgil rappresenta l’effettivo compimento della linea del governo Berlusconi, che persegue da lungo tempo la divisione dei sindacati. Saranno infatti i lavoratori a trovarsi in condizione di ulteriore debolezza rispetto alla crisi: divisi e sottoposti a ricatti, arbitrarietà, volubilità delle imprese.

Nel giorno in cui il senato dà il primo via libera al federalismo fiscale, l’accordo separato fa da corollario aprendo la strada alla reintroduzione delle gabbie salariali e alle politiche sperequative perseguite dalla destra.

Rifondazione Comunista ringrazia e sostiene la Cgil per non aver firmato un’intesa che determinerà un’ulteriore riduzione dei salari reali, un peggioramento delle condizioni di lavoro, un approfondimento delle disuguaglianze del paese. E s’impegna sin d’ora a organizzare l’opposizione concreta all’accordo nei luoghi di lavoro e in tutto il paese. Si può soltanto augurarsi che tutta l’opposizione faccia sentire unitariamente la propria voce al fianco dei lavoratori e della Cgil, che Pd e Idv si pronuncino chiaramente contro l’accordo e s’impegnino da subito a contrastarlo in modo risoluto e efficace.  Paolo Ferrero

Siamo immersi nel miasma ma meno male che Silvio c’è. Su con la vita!

Posted in Politica, Rifondazione, Società with tags , , , , on gennaio 20, 2009 by Maria Rubini

“La crisi non è così drammatica come tutti vogliono pensare e il meno 2 per cento del Pil previsto significa che torneremo indietro di due anni e due anni fa non stavamo così male”. E ancora: “Bisogna avere paura di avere troppa paura. Tutti dobbiamo dare un contributo affinché la crisi non sia così drammatica”. Silvio Berusconi

Il premier continua a spargere ottimismo nonostate ci muoviamo nel miasma chàveziano. Ammettiamolo. Non è da tutti. Non tutti hanno capacità e soprattutto la faccia tosta di dare una pacca sulla spalla ad un moribondo. Il Premier come Jovanotti pensa positivo su tutto. Anche sulle pensioni. Io fossi in lui istituirei un movimento sulla decrescita felice. Hai visto mai? Quasi quasi apro un gruppo su facebook… 🙂

Silvio Berlusconi è un irresponsabile. Le sue dichiarazioni “ottimistiche” sull’andamento della crisi economica (”Il meno 2% del Pil non è un dramma”) sono gravi e del tutto fuori luogo. Berlusconi dovrebbe smetterla di stare in una campagna elettorale permanente e preoccuparsi, in qualità di presidente del consiglio del nostro Paese, di affrontare con serietà e mezzi appropriati una crisi gravissima. Il -2% del Pil e, oggi, la notizia della vendita della Fiat sono solo alcuni dei tanti e preoccupanti segnali di disfacimento del sistema-Paese. Servono, per uscire dalla crisi, al posto delle fanfaronate del premier, politiche volte a favorire un massicio intervento pubblico in economia e di forte redistribuzione del reddito.       Paolo Ferrero